IN PRESA
« La beltà tiene in un
cerchio… »
Esther Tellermann
Come le volte e i tormenti
della sfuggente pesantezza
fiamma liquida lei è
dedica alle marezzate della lingua
palazzo di ghiaccio dove deriva
l’eco di un
riso febbre viva
nell’interno là dove
pennacchio dell’iride
risplendono lontano dalle rime
navi senza età
l’oro grigio alla sponda fa
miraggio
rianima in questo frammento
di spazio
i freddi merletti dei
mandorli bianchi.
Venite profumi, umidità fino
al centro
spire & linfe alla
periferia
lampo muto vene correnti
sulle sabbie
frusciando alle rosse
fontane,
tessuti di vita sulla
file di pietra.
Dal nero-verde alla più
traslucida cera
l’universo delle cose
è il momento del presente che
ci manca.
Sotto la cifra dei passi une
lampada di risveglio
l’anima liscia del bronzo
colata nel blu della bocca
e che dire di più
la sera dell’indomani ?
I
primi uccelli del tramonto.
*
Ma è nella carriera del vento
la sillabazione la ragione presa
l’infinito replicato il solstizio
del verde
dietro lo schermo la favola, l’onda
che il bianco mangia
per coglierci il bordino di un
corpo
che ricomincia sotto le sue dita
rami di sangue
al tramonto visitati di nuovo
cambiati in nuvole,
parietarie mutate in
convolvoli
alle dorsali
dell’essere.
Note sulle carte
stupite
la ruota dei suoni
sveglia
il silenzio degli orti
si confonde al suo polso
alle venti rose bianche
che ubriaca il passo degli
dei
che cercano sotto la fiamma
e dietro il bruno delle pietre
la parte alta dell’immagine dove
vibra continuamente
l’infima differenza dei colori
del sé-avanti,
della sera-avanti.
Sotto il
grande sole il vecchio orologio dei muschi
gli odori profondi della terra
dell’acacia di luglio, lei è qui
nell’occhio fisso della lucertola
verde
il capo un po’ pendente
verso di un merlo che cicala
dietro la tenda di cristallo.
… poi soltanto gonna
di cenere arricciando le erbe mediche
dietro strade vicinali e
sentieri incassati
sotto l’aria pesante che
li inarca,
nascosti ai loro
attrazione.
*
Lo spazio incrociato il mare in
radici
l’acqua dell’acqua che scolpisce il
fossile
sotto le
reticelle, ammaccature :
memoria cui il tracciato rapprende
scava gli slanci dell’onda
e che importa se lo porta
la mano di rovi delle scogliere.
Lontana e
prossima l’immagine
più basso scende
vola
sotto le volte
improvvisate
cento volte il blu-viola
dell’aria
nelle lande gialle i capelli
incolti.
Tocca il fondo, le sue isole
le sue piogge d’aeroliti
arricciati
da l’albero del gelo i
cespugli polverosi
e vedi come se
danno
sotto le parete cristalline
il museo
radioso delle parole
frutti dell’abisso
da dove la poesia nascerà :
fra il mondo e tu
l’occhio dell’arteria à vestito
d’anemoni
ruggine d’ottave
re-incantevoli.
Bollenti le labbra passano
dal cuore al corpo
rose nere
che infiltrano nebbie
e onde offuscate.
Traduction de Christian Travaux
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